Consorzi Stabili e cumulo alla rinfusa: un’analisi della sentenza del TAR Catanzaro n. 388 del 29/04/2024
I consorzi stabili rappresentano un’importante forma di aggregazione tra imprese, soprattutto nel settore degli appalti pubblici. La loro capacità di unire risorse e competenze consente di partecipare a gare che sarebbero altrimenti inaccessibili per le singole imprese consorziate. Uno degli aspetti più controversi e dibattuti riguarda la possibilità di cumulare i requisiti delle singole imprese per soddisfare le condizioni di partecipazione ai bandi di gara. La sentenza del TAR Catanzaro n. 388 del 29.04.2024 affronta proprio questo tema, fornendo chiarimenti essenziali sul cumulo alla rinfusa dei requisiti da parte dei consorzi stabili, in particolare emerge la possibilità che le singole imprese consorziate facenti capo al consorzio, non siano considerate “terze”, rispetto al Consorzio ma parti integranti dello stesso. Ricorre immediato richiamo all’art 65 comma 2 lettera d) del D.lgs. 36/2023, il quale indica tra gli operatori economici che possono partecipare alle procedure di affidamento dei contratti pubblici, i consorzi stabili quali strutture costituite da imprese, che abbiano stabilito di operare in maniera congiunta nel settore degli appalti pubblici per un periodo non inferiore ai cinque anni caratterizzati da una comune e solida struttura d’impresa.
La sentenza nasce da un contenzioso relativo alla partecipazione di un consorzio stabile a una gara d’appalto per lavori pubblici. L’amministrazione aggiudicatrice aveva escluso il consorzio, ritenendo che non fosse legittimo il ricorso al cumulo alla rinfusa dei requisiti tecnici ed economici delle consorziate. Il consorzio, impugnando la decisione, ha sostenuto che la normativa vigente consente tale modalità di partecipazione.
La decisione emessa dai giudici è sorta sulla base di un’esamina approfondita della normativa e della giurisprudenza in materia. Ha stabilito che il “cumulo alla rinfusa” sia una prassi legittima, purché il consorzio dimostri in modo chiaro e trasparente il possesso dei requisiti richiesti attraverso le singole consorziate. In particolare, il TAR ha sottolineato che il consorzio stabile deve poter dimostrare:
- Qualità di consorziate: le imprese i cui requisiti vengono sommati devono essere effettivamente parte del consorzio;
- Disponibilità dei requisiti: i requisiti tecnici, economici e finanziari devono essere realmente disponibili al consorzio per l’esecuzione del contratto;
- Trasparenza e tracciabilità: la documentazione fornita deve permettere all’amministrazione di verificare facilmente la sussistenza dei requisiti.
Il Tar ha inoltre considerato l’interesse pubblico sotteso delle gare d’appalto, ha riconosciuto che i consorzi stabili, attraverso il cumulo alla rinfusa, possono effettivamente garantire un maggiore livello di competitività e partecipazione nelle gare, favorendo la concorrenza e la realizzazione di opere pubbliche con standard qualitativi elevati. Tuttavia, ciò non deve andare a discapito della trasparenza e della correttezza della procedura di gara.
Nel caso specifico, il TAR ha accolto il ricorso del consorzio, ritenendo che l’amministrazione non avesse in maniera adeguata motivato la sua decisione di esclusione. La sentenza ha quindi annullato l’atto di esclusione, permettendo al consorzio di essere riammesso alla gara.
La sentenza porta con sé diverse implicazioni per il futuro delle gare d’appalto e per i consorzi stabili, ovvero:
- essa contribuisce a chiarire l’applicazione pratica del cumulo alla rinfusa, delineando i criteri che i consorzi devono rispettare per utilizzare i requisiti delle consorziate;
- la conferma della legittimità del cumulo alla rinfusa può incentivare la partecipazione di consorzi stabili alle gare d’appalto, aumentando la competitività del mercato;
- la necessità di documentare e dimostrare in modo trasparente i requisiti può portare a un miglioramento delle pratiche amministrative e a una maggiore fiducia nel sistema degli appalti pubblici.
Nonostante la sentenza fornisca un’importante chiarificazione, il tema del cumulo alla rinfusa rimane controverso. Alcuni critici sostengono che questa prassi può portare a una frammentazione delle responsabilità e a difficoltà nella gestione dei contratti. Inoltre, vi è il timore che possa essere utilizzata in modo strumentale per aggirare i requisiti di qualificazione, mettendo a rischio la qualità delle opere pubbliche.
Riconoscendo però la legittimità del cumulo alla rinfusa, essa rafforza la possibilità per i consorzi di partecipare alle gare pubbliche, promuovendo al contempo i principi di trasparenza e correttezza. Tuttavia, è essenziale che i consorzi rispettino rigorosamente le norme e le procedure previste, per garantire che il cumulo alla rinfusa sia utilizzato in modo legittimo e non distorsivo.
In definitiva, la sentenza pone le basi per un equilibrio tra l’esigenza di apertura del mercato e la necessità di garantire la qualità e la trasparenza nelle procedure di appalto, rappresentando un importante contributo al dibattito giuridico ed operativo in materia
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